Nel 2023 il Consiglio Generalizio dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata ha avviato il percorso di costituzione della Fondazione – conclusosi il 23 giugno dello stesso anno – con la nomina del primo Consiglio di Amministrazione dell’Ente.
Inoltre con Determinazione dell’Ufficio Regionale del RUNTS Lazio del 15 aprile 2024 la Fondazione delle Maestre Pie dell’Addolorata è divenuta Ente del Terzo Settore ed è stata, pertanto, iscritta nel Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.
L’azione educativa delle Maestre Pie dell’Addolorata pone al centro dell’azione educativa-didattica il bambino inserito in una determinata famiglia, in un preciso ambiente. Alla scuola spetta il compito di impegnarsi, sulla cornice di reciprocità, a creare un ambiente sereno ed affettivamente rassicurante che garantisca il benessere psico-fisico di ogni bambino e che porti alla formazione integrale della persona.
L’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata, come indica il suo stesso nome, fin dall’inizio ha inteso come sua specifica vocazione nella Chiesa l’insegnamento ai bambini, ai ragazzi e ai giovani.
Un lungo cammino di servizio, svolto per lo più nel silenzio e nella povertà dei mezzi, sta ad indicare quanto l’Istituto ha potuto fare, con la grazia di Dio e con la collaborazione di tante persone di buona volontà (cfr M. Luisa Falsetti, 14 settembre 1981)
Il Progetto Educativo che l’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata E.T.S. attua in ogni grado di scuola si fonda su Cristo e sul suo Vangelo:
Il Progetto Educativo delle Maestre Pie si colloca nel cuore dell’opera evangelizzatrice della Chiesa e si costruisce con uno stile proprio che si richiama: al carisma della Fondatrice Madre Elisabetta Renzi alle indicazioni pedagogiche contenute negli scritti della Fondatrice e all’esperienza viva dell’istituto alle Costituzioni dell’Istituto
Per circa due anni Elisabetta, suddividendo le sue giornate tra preghiera e lavoro, ha meditato e studiato la S.Scrittura, le regole e scritti di S.Agostino per poter apprenderne la spiritualità e formarsi come monaca agostiniana.
Tanto la nostra Beata ha fatto sua questa regola, cercando di renderla vita, che ne ritroviamo parti nelle regole scritte da lei stessa per le Maestre Pie dell’Addolorata e nei suoi scritti, arricchiti però con la specificità del carisma che ha ricevuto dal Signore, con le sue doti naturali e con l’esperienza di vita nella realtà del tempo in cui è vissuta.
Così la descrive Caterina Giovannini: “Elisabetta Renzi era di media statura; le sue forme erano gracili, la sua complessione, senza escludere l’idea di un certo vigore, annunziava una natura nervosa. L’età e le fatiche niente avean tolto di vita allo sguardo scintillante di un amabile splendore. L’occhio, ch’è specchio dell’anima, era in lei un non so qual lampo di fuoco soprannaturale, che variava d’intensità e di espressione; aveva quella misteriosa potenza e quell’attraente candore che Dio concede a coloro che spesso levano i loro occhi verso di Lui…
Dopo gli occhi il più notevole in Essa era il profilo, le cui linee erano grandi, armoniose e pronunciate abbastanza. Quantunque dalla dolcezza e dalla serenità del volto s’indovinasse la pace divina che interiormente godeva, l’impronta propria della sua fisionomia quand’era in riposo, la sua più famigliare espressione, era la soprannaturale malinconia che nasce dal sentimento delle cose invisibili.
Il passo, benché pesante negli ultimi anni così carichi di sofferenze e di acciacchi, era rapido come di persona che numera le ore, e che, spossata, s’affretta nondimeno a ripigliare il servizio di Dio. Il capo cadevale lievemente sul petto per l’abitudine del raccoglimento e dell’adorazione; la capigliatura duravale non scarsa a cingerle quella testa calma, espressiva per una dolce maestà… E fino all’ultimo momento, ella conservò, raro privilegio, il pieno esercizio degli organi e della facoltà di cui avea mestieri nell’adempimento della sua missione: finezza di udito, nettezza di vista, lucidità di mente, freschezza di memoria…
Ed apparve a tutti immagine di Gesù Cristo; una volta che aveste incontrato il suo sguardo, udita la sua parola, quella parola e quello sguardo vi fascinavano, e tutto in essa serviva per noi d’incoraggiamento e di ricompensa – leggesi così in una lettera di Suor Teresa Onofri, ottima contemporanea della venerata Madre Fondatrice.
Dura con se stessa, era amabilissima con altri; sapeva sorridere; avea parole graziose, piacevoli motti, argute e spiritose risposte; il più dolce seducimento siedevale sulle labbra nel momento stesso che ne uscivano le verità e le consolazioni.
Quando trovavasi con persone della Casa, o solo conosciute, aprivasi volentieri, ed in quell’intimo conversare recava, tutta scioltezza, un’amabile giovialità, una schietta disinvoltura, una ingenuità piena di grazia, il dono felice di narrare sorridendo od intenerendosi, quei motti vivaci, quelle sentenze bene a proposito che vanno al cuore di tutti e formano il condimento delle conversazioni del mondo, toltane la celia beffarda, e sempre con la più tenera fusione della carità.
Lo spirito di Dio, ch’era in lei, dava ad ogni sua parola una mirabile giustezza, una semplicità, un’opportunità incomparabile.
Le sue vedute, chiare e nette, venivano nel suo spirito sempre sciolte dal punto di vista della gloria di Dio e della salute delle anime.” (Positio p. 501-503)